Vaccini antiinfluenzali anche nelle farmacie

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Per il secondo anno consecutivo nella farmacie del territorio sarà possibile sottoporsi alla vaccinazione antinfluenzale, oltre che naturalmente a quella per difendersi dal Covid-19. A stabilirlo è il protocollo d’intesa nazionale sottoscritto da Governo e Regioni. Si tratta di un’ulteriore conferma di come le farmacie siano ormai diventate delle vere e proprie dispensatrici di servizi. Una nuova realtà al passo con i tempi e, soprattutto, pronta a soddisfare le esigenze della collettività. Da dispensatori di medicinali, i farmacisti si sono evoluti anche in “professionisti vaccinatori”, dopo aver effettuato corsi specifici articolati tra lezioni di teoria e pratica. “I farmacisti sono diventati autentici <facilitatori> per la popolazione – ha sottolineato il presidente dell’Ordine dei Farmacisti provinciale, dottor Roberto Pennacchio – Mi riferisco alla caratteristica che oggi ci contraddistingue, ovvero quella di facilitare le situazioni che si presentano ai cittadini. Siamo a disposizione della comunità”.

Il presidente dell'ordine Roberto Pennacchio: "Siamo diventati autentici facilitatori per la popolazione"

Nello specifico, nella nostra provincia sono stati consegnati circa 3.000 vaccini antinfluenzali (il Lazio è una delle prime regioni del Paese a partire con la campagna antinfluenzale nelle farmacie) distribuiti tra i presìdi del territorio che hanno aderito alla vaccinazione (oltre l’80%). Insomma una distribuzione che permette di coprire in maniera capillare un po’ tutto il territorio, dal nord al sud della provincia, dalla costa ai monti Lepini, compresi i Comuni più piccoli.

Ogni farmacia avrà a disposizione 20 dosi settimanali di vaccino antinfluenzale che potranno essere inoculate gratuitamente agli over 60 e che saranno reintegrate man mano con il procedere della campagna di vaccinazione. I soggetti di età compresa tra 18 e 59 anni potranno recarsi in farmacia muniti di ricetta medica ed acquistare il vaccino antinfluenzale avendo la possibilità di scegliere se ricevere l’inoculazione direttamente in farmacia o recandosi con il kit dal proprio medico di famiglia. Oppure acquistare il vaccino senza ricetta medica ma in quel caso la vaccinazione dovrà essere effettuata direttamente in farmacia da un farmacista vaccinatore. Per tutti i soggetti di età compresa tra i 18 e i 59 anni che sceglieranno la vaccinazione in farmacia, l’inoculazione avrà un costo di 6.16 €.

“Avere tremila dosi di vaccino antinfluenzale, come prima disponibilità, è un risultato molto importante – hanno sottolineato il dottor Salvatore Farina e la dottoressa Amelia Fontana, rispettivamente presidente e segretario di Federfarma Latina – E la distribuzione tra le farmacie aderenti significa riuscire a dare un servizio generale allargato a tutta la provincia. Non solo grandi città, quindi, ma anche piccoli paesi dove anche persone in difficoltà recandosi nella farmacia più vicina possono vaccinarsi contro l’influenza. Da mettere in risalto come tra i farmacisti vaccinatori ci sia un numero elevatissimo di giovani, consapevoli del nuovo ruolo che sono chiamati a ricoprire”.

Non solo vaccinazione antinfluenzale. Come detto nelle farmacie è possibile anche sottoporsi alla vaccinazione contro il Covid-19 (possibile anche fare la doppia vaccinazione, contro l’influenza e contro il SarsCov2). Nei presìdi del territorio sono disponibili i farmaci Pfizer aggiornati contro la variante Omicron 5, ovvero l’ultima mutazione del virus che ha ripreso a contagiare a ritmo sostenuto con l’arrivo dell’autunno.

Un punto di riferimento per l’intera popolazione pontina: questo sono oggi le farmacie del territorio.

L’analisi dello studio

Ad un esame più dettagliato dello studio, appare importante sottolineare come la funzione contrattile del ventricolo sinistro del cuore, era normale nell’89% dei 148 pazienti studiati, ma in 80 pazienti (54%) erano presenti esiti cicatriziali o lesioni del muscolo cardiaco.

Un altro dato che appare evidente è il pattern di cicatrici o lesioni tissutali: questo era di origine infiammatoria in 39 pazienti (corrispondente al 26%) derivato da cardiopatia ischemica (che include infarto o ischemia) in 32 pazienti (22%) o da  entrambi  i fattori contemporaneamente in 9 pazienti (6%). Mentre 12 pazienti (8%) sembravano avere un’infiammazione cardiaca ancora in atto.  

A questo proposito – aggiunge la professoressa Fontana – appare evidente che la lesione relativa all’infiammazione ed alla cicatrizzazione del cuore appare un fenomeno comune nei pazienti COVID-19 che presentano un innalzamento della troponina, ma appare per lo più di entità limitata e non sembra avere conseguenze  importanti per la funzione cardiaca”.

Questi risultati ci offrono due opportunità: in primo luogo trovare la chiave per prevenire la lesione su base infiammatoria e coagulativa (e la coagulazione del sangue potrebbe avere un ruolo, per il quale abbiamo potenziali trattamenti). In secondo luogo, valutare nel tempo le conseguenze della lesione miocardica per identificare soggetti che trarrebbero beneficio da specifici trattamenti farmacologici di supporto al fine di proteggere la funzione cardiaca nel tempo “.

I risultati dello studio, però hanno un limite, che è quello di avere selezionato solo pazienti sopravvissuti ad un’infezione da coronavirus che richiedeva il ricovero ospedaliero.

I pazienti convalescenti – continua la prof. Fontana – arruolati in questo studio avevano tutti sviluppato una grave malattia COVID-19; mentre i nostri risultati non dicono nulla su ciò che accade alle persone che non sono ricoverate in ospedale con COVID, o quelle che sono ospedalizzate ma senza troponina elevata. I risultati indicano i modi potenziali per identificare i pazienti a rischio più alto o più basso e suggeriscono strategie che possono migliorare i risultati. In ogni caso lo studio effettuato attraverso le scansioni di RMN cardiaca hanno dimostrato quanto, questa metodica, sia utile nello studio di pazienti con aumento della troponina. Saranno comunque necessari ulteriori lavori per avere un quadro più realistico della situazione.” Ha concluso la Prof. Fontana.  

In merito ai risultati di questo studio, appare utile sottolineare come al momento non è chiaro se le problematiche cardiache sopra riportate siano da imputare direttamente al virus o se siano l’effetto di una serie di reazioni difensive messe in atto dall’organismo per combattere il virus. In sintesi, si sa che il virus danneggia il cuore, ma non si conoscono i meccanismi che sottendono questo danno, e per questo al momento non si dispone di farmaci mirati in grado di garantire una cardioprotezione più efficace.